Accanto al tradizionale Chianti delle Colline Pisane si affermano nuove denominazioni che fanno di quest’area una delle più interessanti del panorama regionale.

Nel Pisano si fa vino da tempo immemorabile. È questa una pratica antica che negli ultimi tempi si è risaputa rinnovare con intelligenza, valorizzando il meglio della tradizione attraverso le conoscenze e gli strumenti della moderna enologia. Nella grande Toscana del vino, dunque, le produzioni pisane occupano un posto di tutto rispetto e stanno facendo registrare un crescente successo, sia in termini di fatturato che di apprezzamento presso gli appassionati e gli addetti ai lavori di tutto il mondo. Alti standard qualitativi sono stati raggiunti da tutte le produzioni provinciali, vecchie e nuove fattorie a conduzione familiare si sono trasformate in vere e proprie aziende che producono con marchio Doc e Docg.
Le colline pisane sono un ecosistema particolarmente vocato alla viticoltura grazie anche al benefico influsso del vicino Tirreno. La base ampelografica vede prevalere le classiche uve toscane, ovvero il sangiovese e il trebbiano toscano, seguiti dalla malvasia del Chianti e dal vermentino. Se le uve sono le stesse, i vini pisani hanno però ognuno una propria spiccata personalità: i principali sono il Chianti delle Colline Pisane Docg accanto alle Doc Bianco Pisano di San Torpé, Montescudaio e Colli dell’Etruria Centrale. La zona di produzione del Chianti delle Colline Pisane comprende un ampio territorio che va dalle Colline Pisane fino al comprensorio samminiatese; nasce dal classico uvaggio chiantigiano (sangiovese, canaiolo nero, trebbiano toscano e malvasia del Chianti), e si distingue per il colore rosso vivace, il profumo intenso e il sapore asciutto, che ne fanno il compagno ideale per carni rosse ed arrosti di selvaggina. Tra i fiumi Arno e Cecina, alle propaggini occidentali del Chianti, si situa invece la zona del più tipico dei bianchi pisani, il San Torpé, che prende il nome dal primo santo e martire di Pisa. Prodotto in un’area molto vasta, questo Bianco è stato “inventato” dai produttori di Chianti valorizzando al meglio il trebbiano toscano, vinificato in uvaggio con malvasia toscana e canaiolo bianco. Colore giallo paglierino, profumo delicato e sapore secco, il Bianco di San Torpé è ideale per accompagnare pesci e antipasti leggeri; viene prodotto anche nella tipologia Vin Santo, perfetta a fine pasto per accompagnare biscotteria e dolci secchi. A ridosso della Val di Cornia e del Livornese troviamo invece la Doc Montescudaio, considerata una delle aree emergenti della Toscana del vino. La zona di produzione si colloca nella fascia collinare a ridosso della costa tirrenica e comprende i comuni di Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo e Riparbella. Il Rosso è in prevalenza prodotto con uve sangiovese, canaiolo nero, trebbiano toscano e malvasia del Chianti: come si vede, l’uvaggio è molto simile a quello del Chianti ma i vini di questa zona hanno una nota più "morbida", dovuta al benefico influsso del clima marittimo. Questo Rosso ha colore brillante, profumo intenso e un sapore asciutto che ben si sposa con carni bianche e rosse ma anche con formaggi stagionati. Il tipo Bianco è prodotto con uve trebbiano toscano, canaiolo bianco, vermentino e malvasia del Chianti e accompagna bene antipasti e primi piatti delicati, pesci e crostacei. Anche in questo caso il disciplinare di produzione ammette un Vin Santo, basato sulle stesse uve.
La zona della Doc Colli dell’Etruria Centrale coincide con quella del Chianti delle Colline Pisane, ma i produttori devono optare per l’una o per l’altra denominazione. La gamma della Doc comprende le classiche varietà Rosso, Bianco, Rosato e Vin Santo. Il Rosso e il Rosato si ottengono da un uvaggio simile a quello del Chianti; il Bianco e il Vin Santo sono anch’essi derivati da un blend delle tipiche uve toscane, con l’aggiunta di piccole percentuali di pinot, bianco o grigio. Il Rosso si abbina bene a carni bianche e rosse, il Rosato a crostini e salumi, mentre il Bianco è il classico vino da tutto pasto.

Di Pisaonline

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